Jeff Buckley stava per diventare un mito con un solo disco, Grace, destinato a rimanere uno dei capolavori degli anni '90, quando una morte assurda lo portò via. Ma tutta la sua vita è segnata da un destino negativo.
Jeffrey Scott Moorhead nasce il 17 novembre 1966 a Orange County, da Mary Guibert (riconiugata con Ron Moorhead) e da Tim Buckley. Suo padre, uno dei più grandi cantanti e compositori della storia del rock, iniziava proprio in quel periodo la sua carriera, incidendo il primo disco e separandosi, dopo poche settimane, dal piccolo Jeff e da sua madre. Tim morì per overdose all'età di 28 anni, entrando nella leggenda della musica americana e trascinando suo malgrado il figlio, che vide per la prima volta poche settimane prima di morire, inconsapevole di un destino altrettanto avverso che si prospettava anche per Jeff.
CURIOSITA':
In Italia si esibisce per tre volte (il 16 settembre 1994 a Milano, il 17 febbraio 1995 a Cesena e il 15 luglio 1995 a Correggio). Voci non ufficiali dicono che in quest'ultima data, la presenza di Jeff Buckley fu fortemente voluta dal rocker italiano Luciano Ligabue.
Tra il 1996 e il 1997 lavora, tra piccole soddisfazioni e grandi travagli interiori, al suo album, del quale non riuscì a vedere la pubblicazione; probabilmente avrebbe dovuto chiamarsi My sweetheart the drunk, titolo con il quale è uscito un doppio CD con i lavori demo lasciati da Jeff al punto della sua tragica morte. Il titolo esatto di questo doppio CD è Sketches for: My Sweetheart the Drunk. A causa di queste difficoltà a comporre, Jeff chiede ai componenti della sua band di rimanere da solo a Memphis, per comporre in solitudine.
Di questo periodo si ricordano un paio di aneddoti che vale la pena citare:
* Jeff usava servirsi per i suoi pasti presso un ristorante vietnamita della cittadina; il gestore - ignorando che Jeff fosse una celebrità - gli regalò una T-shirt con il logo del locale, per l'unico motivo che gli dava molto guadagno, pasteggiando senza soluzione di continuità nel suo ristorante. Un giorno un ragazzo che conosceva ed ammirava il cantante, si trovò ad entrare nel locale proprio mentre Jeff ne stava uscendo, con indosso la maglietta regalatagli dal proprietario e due porzioni "take away"; il ragazzo, sbalordito, entrò e disse al ristoratore: «Complimenti, far fare alle celebrità da fattorini vi porterà un sacco di successo!»;
* In un bar di Memphis, Jeff mise in un juke-box un pezzo di Whitney Houston, ed iniziò sommessamente a canticchiarlo; la barista - anch'ella ignara di chi fosse questo ragazzo gracilino appoggiato al bancone - gli disse beffarda: «Hey ragazzo, quella è Whitney: ci vuole una voce cazzuta per cantarla!» (Jeff Buckley è famoso per la sua voce duttile, cristallina e molto estesa in quanto ad ottave, che lo ha portato a cantare più volte - e senza difficoltà di sorta - brani di famose cantanti come Nina Simone).
Nella biografia Dream Brother si rivela che Jeff soffriva di disturbo bipolare.
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