giovedì 30 aprile 2009

le parole sono importanti

 
Pare che un pubblicitario americano abbia creato un plugin che una volta installato sul vostro pc, ogni volta che legge la parola "crisi" la cambia istantaneamente in "opportunità".
 

 
Chi parla male, pensa male e vive male.
Bisogna trovare le parole giuste:
le parole sono importanti!

 

mercoledì 29 aprile 2009

tutti giù...per terra...

 

 
« Era tutto un complotto: mio padre, la colazione, la scuola, quelli sul tram, quelli a piedi. I marciapiedi. Tutti con lo stesso obiettivo: rovinarmi l'esistenza. Fregarmi. E io cercavo di fregarli a modo mio. Come? Ero libero. Libero! Libero nel senso che non avevo un cazzo da fare, ecco. »
 
(Walter, interpretato da Valerio Mastandrea)

l'esondazione di veronica

 

 
ROMA - «Ciarpame senza pudore». Così, Veronica Lario definisce, in una dichiarazione all'Ansa, l'uso delle candidature delle donne che a suo avviso si sta facendo per le elezioni europee. La signora Berlusconi ha deciso di mettere per iscritto in una mail - in risposta ad alcune domande sul dibattito aperto dall'articolo pubblicato lunedì dalla Fondazione Farefuturo - il suo stato d'animo di fronte a ciò che hanno scritto martedì i giornali sulle possibili candidate del Pdl alle europee. «Voglio che sia chiaro - spiega - che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire».

LA DONNA IN POLITICA - Alla domanda su cosa pensa del ruolo delle donne in politica, alla luce delle polemiche di queste ore, Veronica Lario risponde che «per fortuna è da tempo che c'è un futuro al femminile sia nell'imprenditoria che nella politica e questa è una realtà globale. C'è stata la Thatcher e oggi abbiamo la Merkel, giusto per citare alcune donne, per potere dire che esiste una carriera politica al femminile». «In Italia - aggiunge la moglie del presidente del Consiglio - la storia va da Nilde Jotti e prosegue con la Prestigiacomo. Le donne oggi sono e possono essere più belle; e che ci siano belle donne anche nella politica non è un merito nè un demerito. Ma quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti».
 

 
DIVERTIMENTO DELL'IMPERATORE - «Qualcuno - osserva Veronica Lario - ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore. Condivido, quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere». La signora Berlusconi prende anche l'iniziativa di parlare della notizia secondo cui il premier sarebbe stato domenica notte in una discoteca di Napoli a una festa di compleanno d'una ragazza di 18 anni: «Che cosa ne penso? La cosa ha sorpreso molto anche me, anche perché non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato».

Fonte corriere.it

l'italia dei malori

 
In casa Pdl è tutto un rincorrersi di voci, conferme e smentite sulle possibili candidature alle Europee di giugno e sui "volti noti" annunciati dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Le liste dovranno essere presentate entro mercoledì mattina e fino a quel momento i coordinatori Ignazio la Russa e Denis Verdini lavoreranno a ritmi serrati, nel loro ufficio di dell’Umiltà, per risolvere gli ultimi nodi. I nomi dati quasi per certi sono quelli di Barbara Matera (ex annunciatrice Rai) e Camilla Ferranti (ex tronista di Uomini e donne e protagonista di Incantesimo). Non dovrebbero invece trovare spazio, a meno di sorprese dell’ultima ora, Eleonora Gaggioli (già attrice in Elisa di Rivombrosa) e Angela Sozio («la rossa» che partecipò all'edizione numero tre del Grande Fratello).

In pole position ci sarebbero poi altre tre o quattro giovani scelte tra quelle che hanno partecipato al corso di formazione che si è tenuto la scorsa settimana a via dell’Umiltà. Tra queste Cristina Ravot, giovane cantante sassarese, Rachele Restivo, giornalista tv, e Laura Comi. Gli apparati di partito cercano di non far escludere «gli uscenti»: dovrebbero essere «recuperati» i vari Bonsignore, Iva Zanicchi, Albertini, Gargani, Zappalà, Antoniozzi. Alcune delle deputate "precettate" dal premier, inoltre, dovrebbero correre per l’Europarlamento, per poi rinunciare una volta elette. Fra loro Gabriella Giammanco e Laura Ravetto, mentre sono in forse Annagrazia Calabria e Beatrice Lorenzin. Per An ci saranno sicuramente in lista Roberta Angelilli e Cristiana Muscardini, mentre si rincorrono le voci del possibile inserimento della figlia di Guido Bertolaso.

fonte corriere.it

martedì 28 aprile 2009

tristezza, per favore vai via...

 

 

giovedì 23 aprile 2009

nothing really ends

 

 
But do you still love me?
do you feel the same
Do I have a chance
of doing that old dance
with someone I've been
pushing away

 

mercoledì 22 aprile 2009

Coprifuoco su kebab, pizze e gelati "Ora è vietato mangiarli per strada"
Il provvedimento della Regione Lombardia

 

 
In Regione c’è chi l’ha già definito il “coprifuoco” imposto dalla Lega al governatore Roberto Formigoni sui locali pubblici. Che per punire i kebab cambierà la vita anche a chi frequenta abitualmente gelaterie, pasticcerie, pizzerie d’asporto, piadinerie e rosticcerie. Si tratta delle nuove regole «per la vendita di alimenti destinati all’immediata consumazione» approvate dal consiglio regionale, dopo un muro contro muro tra maggioranza e opposizione durato mesi, che introducono una serie di divieti e restrizioni.
 

 
Da ora in poi, per esempio, si potrà mangiare il trancio di pizza, la brioche o il cono gelato solo dentro locale e non più in strada. Il locale non potrà più servire bibite se non prodotte in casa, addio dunque lattine di bevande insieme alla pizza. Inoltre, questi esercizi dovranno chiudere rigorosamente all’una di notte (la richiesta iniziale del Carroccio era stata addirittura a mezzanotte). E dovranno sottostare a nuove severe norme igienicosanitarie, di sicurezza e contro l’inquinamento acustico e fornire un elenco completo delle materie prime utilizzate, specificando i prodotti eventualmente congelati. Pena il pagamento di una sanzione da 516 a 3.098 euro, che nel caso di recidiva comprende anche la sospensione della licenza per tre mesi. Multa che scende da un minimo di 154 euro a un massimo di 1.032 euro per chi non rispetterà solo i nuovi limiti orari.

«Finalmente orari ridotti per i kebab», esulta il consigliere regionale leghista Daniele Belotti. «La legge va nell’interesse dei cittadini», aggiunge Carlo Saffioti del Pdl. Soddisfatti anche i commercianti. «Finalmente anche gli artigiani dovranno rispettare le regole dei pubblici esercizi», spiega il presidente dell’Epam, Lino Stoppani. Sulle barricate tutta l’opposizione di centrosinistra: «Per la campagna elettorale della Lega ci vietano pizza e coca cola — denunciano i Verdi — ma il Tar e la Consulta bocceranno la legge». Ora la parola passerà ai Comuni. «La nuova legge è utile — sottolinea il vice sindaco Riccardo De Corato — ma i controlli del Comune sono già rigorosi».

Di Andrea Montanari Repubblica.it

valzer con bashir

 

 
Gli Israeliani la devono smettere di tirare in mezzo l'olocausto e in questo caso anche i falangisti libanesi per non prendersi la responsabilità delle proprie nefandezze.
 
Ancora oggi, nessuno ha mai pagato per il massacro di Sabra e Chatila.
Il 31 dicembre 1983, il Presidente Pertini dopo essere stato sui luoghi del massacro, rilasciò questa dichiarazione:
 
“Io sono stato nel Libano. Ho visto i cimiteri di Sabra e Chatila. E’ una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quell’orrendo massacro. Il responsabile dell’orrendo massacro è ancora al governo in Israele. E quasi va baldanzoso di questo massacro compiuto. E’ un responsabile cui dovrebbe essere dato il bando dalla società”

cliccando sul titolo del post una breve storia di Sabra e Chatila

lunedì 20 aprile 2009

Ballard e la psicopatologia della sopravvivenza

 

 
Nato a Shanghai da genitori britannici ivi residenti per motivi di lavoro, durante la Seconda Guerra Mondiale Ballard viene internato con la famiglia nel campo di prigionia giapponese di Lunghua. Questa esperienza verrà ripresa nel romanzo L'impero del sole (Empire of the Sun), da cui il regista Steven Spielberg ha tratto nel 1987 un film omonimo (la cui sceneggiatura è stata scritta dal drammaturgo inglese Tom Stoppard). Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, Ballard si trasferisce in Gran Bretagna. Qui inizia gli studi di medicina, che non porterà mai a termine. Dopo una serie di lavori occasionali (come venditore di enciclopedie porta a porta) si sposta in Canada con la Royal Air Force e qui scopre la fantascienza.

Congedatosi dalla RAF e tornato in patria, Ballard inizierà a scrivere racconti: il primo ad essere pubblicato è Prima Belladonna, del 1956, che esce nel mese di dicembre sulla rivista Science Fantasy seguito (a pochi giorni di distanza) da Escapement su New Worlds. La sua prosa e le sue tematiche gettarono le basi per la fantascienza degli anni '60 e '70, e hanno avuto un influsso anche sul movimento cyberpunk degli anni Ottanta. Il suo articolo "Come si arriva allo spazio interiore?" (Which Way to Inner Space), apparve sulla rivista New Worlds nel 1962 e segnò la nascita di un nuovo movimento letterario fantascientifico, quello della New Wave britannica. Sostanzialmente, Ballard, spostò l'attenzione generalizzata degli scrittori a lui contemporanei, dallo spazio extraterrestre allo spazio interiore (inner space), luogo di incontro tra le pulsioni della psiche umana e le immagini e i simboli veicolati dai mass media.

Il primo romanzo pubblicato è del 1962 The Wind From Nowhere (Vento dal nulla) che apre una tetralogia di genere catastrofico (anche se Ballard rinnegherà il romanzo in seguito, sarà questo libro a dargli la possibilità di guadagnarsi da vivere come scrittore professionista). Gli altri tre romanzi sono The Drowned World (Il mondo sommerso), The Burning World (Terra bruciata) e The Crystal World (Foresta di cristallo) che di fatto sono basate sui quattro elementi aristotelici aria, acqua, terra e fuoco, più il quinto elemento, il tempo, che domina Foresta di cristallo.

Nel 1970 viene pubblicato The Atrocity Exhibition (La mostra delle atrocità), forse il capolavoro dello scrittore inglese. Si tratta di un libro composto da quindici racconti, in cui il filo comune (oltre al protagonista) è costituito da un'ossessione maniacale per la guerra del Vietnam, la psicopatologia, la pornografia, il potere dei media, le vittime di incidenti stradali e le icone del sogno americano. Queste ultime tutte rigorosamente morte. Da notare che in questo libro si profetizza l'elezione a presidente degli USA di Ronald Reagan.

Di tre anni dopo è Crash, romanzo piuttosto disturbante in cui viene ripreso (in dosi molto più massicce rispetto al precedente romanzo) il tema della perversione per le vittime di incidenti stradali e la fusione di carne e macchine. Nel 1996, è stato tratto un film omonimo per la regia di David Cronenberg.

La fama al di fuori del ristretto ambito della fantascienza arriva col romanzo L'impero del sole, a forte componente autobiografica. Da allora (prima metà degli anni Ottanta) Ballard si allontanerà sempre più dalla fantascienza per quel che riguarda la sua produzione romanzesca, anche se continuerà a scrivere racconti fantascientifici o fantastici fino alla metà degli anni Novanta.

L'ultimo romanzo, Kingdom Come (Regno a venire), è stato pubblicato in Gran Bretagna nel 2006, comprende opere di ironica critica sociale strutturate per lo più come gialli, i cui temi sono il consumismo, la società tardocapitalistica, i rigurgiti reazionari e irrazionali delle società occidentali, i mass-media.

Nel marzo del 2008 è stata pubblicata l'autobiografia di Ballard, intitolata Miracles of Life (I miracoli della vita), nella quale l'autore rivela di essere affetto da una malattia terminale.

L'analisi dell'opera del maestro della new wave della fantascienza inglese J.G.Ballard si presta come poche altre a chiarire i meccanismi psicopatologici operanti nei processi di sopravvivenza a situazioni ambientali ed emotive caratterizzate da una radicale minaccia all'integrità fisica e mentale. Lo scrittore, anche in virtù delle sue competenze medico-scientifiche e psichiatriche, ha elaborato un peculiare metodo di trasformazione in fiction di drammatiche esperienze personali (sopravvivenza in un campo di concentramento, lutti, coinvolgimento in rapporti interpersonali tragici) che, aldilà delle scelte stilistiche e narrative di volta in volta sperimentate, offre un modello psicopatologico di reinvestimento affettivo basato su una ricombinazione relazionale agita a livello corporeo e comportamentale. Un particolare rilievo hanno in questi processi le perversioni sessuali intese come "formidabili catalizzatori del mutamento sociale" e come vettori di reintegrazione del Sé.

No ai volontari in camicia nera

 

 
I primi giorni non se n’è accorto nessuno. C’era altro cui pensare: il paese sventrato dal terremoto e i morti. Poi, però, l’angoscia ha concesso una tregua e a Poggio Picenze qualcuno ha puntato gli occhi sulle bandiere alzate proprio accanto al campo della Protezione Civile. Sui ragazzi vestiti di nero, con il cappuccio alzato e la scritta «me ne frego» tatuata sul collo. Così tra la gente più d’uno ha cominciato a protestare: «Io proprio non voglio farmi aiutare da un gruppo di fascisti», sospira Maria puntando il dito verso lo striscione nero che fa bella mostra vicino alla chiesa diroccata. Poco distante i ragazzi in mimetica e giacconi neri non sembrano curarsi dell’attenzione. Loro sono i membri dell’associazione Casa Pound.

Fascisti? «Mi riconosco nella dottrina fascista che ritengo tuttora validissima, ma non nel periodo storico del fascismo che è finito nel 1945. Noi siamo i fascisti del Terzo Millennio, non ci riconosciamo nella destra di oggi, siamo un movimento di estremo centro alto», spiega Massimo Carletti, responsabile del campo. Il punto, però, è anche un altro: il comune ha affidato a Casa Pound la gestione degli aiuti. Così camminando tra le tende si assiste a scene che proprio non ti immagineresti nell’Abruzzo del terremoto: sguardi storti, battute. Proprio nel campo dove Berlusconi e il ministro Gelmini sono venuti per l’inaugurazione della prima scuola riaperta nelle grandi tende. «Noi siamo venuti per aiutare, abbiamo portato tonnellate di roba. Appena hanno saputo del terremoto, i nostri iscritti si sono mobilitati. Siamo venuti da tutta Italia», racconta Carletti e indica le trenta tende piantate nel prato.

E’ mattino, una giornata fredda, con l’umidità che ti entra nelle ossa, e i ragazzi si preparano per un’altra giornata. Passerebbero quasi inosservati se non fosse per le mimetiche, le giacche nere, le felpe con i teschi. Carletti accetta di fare la guida al cronista. Cammina e intanto spiega: «Le costruzioni del Ventennio non sono crollate». Il magazzino gestito da Casa Pound è una delle poche costruzioni che hanno retto la botta del terremoto, nel grande spazio di dieci metri per trenta è accumulato di tutto: cibo, pannolini, vestiti, giochi per bambini. I militanti in giacca nera catalogano gli oggetti, li distribuiscono, parlano con gli abitanti. I modi sono gentili, si respira entusiasmo.

Ma rispetto alle altre tendopoli c’è una tensione impalpabile. Quando passa un volontario della Protezione Civile ecco che viene fuori. «Scusa, tu chi sei?», gli chiede un ragazzo. E l’altro di rimando: «Mi chiamo Luigi, e tu chi sei?». Finisce lì, ma Carletti racconta: «Succede continuamente». Poi c’è la gente di Poggio Picenze. Molti non fanno caso a quel nero dominante, altri, però, storcono il naso: «Ma perché il Comune ha affidato la gestione dell’emergenza a un gruppo di estremisti? Siamo nell’Abruzzo di Silone e della Resistenza… è uno schiaffo alla memoria», sbotta Attilio. Il sindaco, Nicola Menna, professore di scuola arruolato dal centrodestra, scrolla le spalle: «A me questa storia dell’associazione fascista non interessa, nel campo non fanno politica». Ma le proteste di volontari e abitanti? «Noi adesso abbiamo bisogno di aiuto e quei ragazzi si danno da fare».

Com’è che il Comune gli ha affidato la gestione degli aiuti? «Me li ha presentati un mio ex alunno». E qualcuno fa notare che a San Biagio di Tempera sono arrivati i ragazzi del centro sociale Spartacus. Insomma, si dice, c’è anche la sinistra. Al campo ufficiale, quello della Protezione Civile, continuano il loro lavoro nonostante la notizia comparsa sul Messaggero. Pasquale Landinetti, della Regione Campania, mostra questa tendopoli che è un esempio di solidarietà italiana: efficienza svizzera mischiata a calore campano. Ieri nella tenda-chiesa sono arrivate le reliquie di San Felice Martire e la campana del campanile pericolante. «Noi a Casa Pound non diamo nulla, per noi non sono riconosciuti. Diamo al Comune il materiale in eccedenza rispetto alle esigenze del campo, loro ne fanno quello che credono». E’ l’ora della messa nella chiesa che sa di gomma come un canotto. Sulle sedie si dispongono anziani del paese vestiti di scuro, uomini della Protezione Civile con la divisa gialla e un ragazzone con la testa rasata e la giacca nera con il distintivo: «Invincibili».

Dall'inviato a Poggio Picenze (L’Aquila)Ferruccio Sansa per la Stampa

martedì 14 aprile 2009

"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.

Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.

Giacomo Di Girolamo

giovedì 9 aprile 2009

stella

 

 
"'Stella', di Sylvie Verheyde è una sorta di '400 colpi', il capolavoro di François Truffaut, al femminile. C'è la stagione inquieta che segna il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, c'è la Francia anni Settanta delle periferie di Parigi e di un Nord industriale dove si lavora ma non ci si diverte, c'è il contrasto fra chi è una figlia del popolo, a proprio agio fra ubriaconi e disoccupati, e la disciplina, i professori, i compagni di classe di una scuola media pubblica della buona borghesia dove i genitori iscrivono la ragazzina con l'incoscienza di chi non misura né le distanze e le differenze sociali, né i retroterra culturali. Profondamente autobiografico, 'Stella' ricalca le esperienze della regista, anche lei figlia di proprietari di una pensioncina con annesso bar, cresciuta in un ambiente dove l'esistenza di un libro è sconosciuta, ma fin da subito si apprende la durezza del vivere, e il suo lento risvegliarsi di fronte a un mondo intellettuale e sociale, le letture, i quadri, le amicizie, le prime feste, i primi turbamenti sentimentali, sconosciuto e fonte di gioia quanto di amarezze. (...) Il risultato è un film delicato, senza essere ruffiano, romantico senza sdolcinature, in cui il complesso mondo dell'adolescenza viene esplorato con mano sicura".
(Stelio Solinas, 'Il Giornale', 2 settembre 2008)
 

 
"Sylvie Verheyde, al terzo lungometraggio, attinge alla sua autobiografia per ricostruire l'educazione sentimentale di una bimba fragile che sta diventando donna, di una troppo povera per le compagne di classe, e troppo ricca e parigina per le terre d'origine. Un'opera di formazione che sa essere ruvidamente sensuale con sua madre, triste e malinconica con il suo sogno d'amore Alain-Bernard, violenta e infine romantica quando una scena da "tempo delle mele" viene sottolineata imprevedibilmente dalla canzone 'Ti amo' di Umberto Tozzi, parte di una colonna sonora varia e strana ma coinvolgente. Con il gusto della semplicità, una regia pulita e una fotografia sempre adeguata, il racconto si sviluppa con poesia e realismo. Il segreto sta tutto nella normalità di una storia e negli universi che racconta: famiglia, scuola, classi sociali hanno cambiato componenti e struttura, ma le dinamiche rimangono le stesse e così i trent'anni di distanza non si sentono se non nella ricostruzione di ambienti e costumi, perfetta nonostante il piccolo budget. Lasciatevi conquistare da 'Stella' e dalla sua capacità di inoltrarsi con pe(n)sante leggerezza su temi forti e difficili, anche se solo per qualche secondo: la prof traumatizzata dai campi di sterminio, l'Argentina dei generali e dei desaparecidos, abusi e traumi sull'infanzia."
(Boris Sollazzo, 'Liberazione', 5 dicembre 2008)
 

 
Stella è un film veramente ben fatto, che sebbene non si nasconda dietro una finta modestia autoriale ma si prenda la responsabilità di voler fare un racconto alto, comunque ragguinge i suoi obiettivi.
C’è un rispetto del mondo interiore infantile, un modo di riprendere i bambini con la loro dignità e la loro personalità che, come si dice spesso, non è frequente. E alla fine il ritratto non solo della protagonista, ma anche del mondo che la circonda (che non è solo quello di quella contingenza spazio-temporale ma in assoluto quello degli estranei che la ignorano) è veramente efficace.
Sylvie Verhyde infatti non si lascia andare a disperazioni facili o ad altrettanto facili soluzioni ma cerca la via più complessa del ritratto di una realtà inconoscibile anche se avversa.

martedì 7 aprile 2009

Derek says:

 
"Understand that sexuality is as wide as the sea. Understand that your morality is not law. Understand that we are you. Understand that if we decide to have sex whether safe, safer, or unsafe, it is our decision and you have no rights in our lovemaking."

Derek Jarman
 

La lezione del passato non è bastata: costruzioni nuove prime a cedere



L’AQUILA (7 aprile) - «La cosa più incredibile è che sono andate giù le case costruite in cemento armato mentre alcune tra quelle antiche del centro città sono rimaste in piedi. In Italia non si finisce mai di stupirsi». E’ arrabbiato e anche deluso il commento del direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, all’indomani della scossa di terremoto che ha devastato il capoluogo abruzzese. Parole che in queste ore riecheggiano nelle strade e nelle piazze dell’Aquila, riprese e urlate dai cittadini arrabbiati.

«La lezione non è stata imparata» dicono furiosi. Gli amministratori ma soprattutto gli imprenditori del mattone non hanno saputo fare tesoro delle devastanti e terribili esperienze del passato. Il terremoto dell’Irpinia qui ha lasciato il segno con ferite e dolore. Ma già nel lontano 1703 L'Aquila fu distrutta da una scossa annunciata per mesi da uno sciame sismico, proprio come stavolta, che la terra trema da dicembre. Alla scossa delle 3,32 hanno resistito le abitazioni nuove, non quelle recenti e neppure quelle costruite con i fondi assegnati dopo il sisma che squassò l’Irpinia.

Un campanello d’allarme che non è bastato a far costruire case davvero antisismiche: e se pure la scossa dell’altra notte è stata di una potenza straordinaria, se non imprevedibile, “antisismico” è stato troppe volte un concetto, una promessa buona per razzolare finanziamenti e agevolazioni. Interrogativi che rendono più forti oggi i sospetti di quegli aquilani che da ieri si ritrovano con case “antisismiche” sventrate.

La tesi accusatoria del “mattone senza garanzia” può suonare eccessiva ma trova più di un riscontro: il centro storico è devastato negli immobili storici - soprattutto le chiese - che costituiscono il patrimonio artistico dell’Aquila, eppure in certe situazioni le strutture portanti talvolta hanno retto. Questo stesso discorso non si può fare per le palazzine del quartiere Santa Barbara che vecchie non sono eppure ieri rivelavano lesioni talmente profonde da far temere una futura e inevitabile demolizione. Ha retto la zona di via Strinella, questa sì nuova e ben costruita, mentre palazzi vecchi e nuovi di via XX Settembre hanno pagato con il crollo l’avere fondamenta poggiate sulla faglia di questo sisma: col movimento ondulatorio il collasso è stato inevitabile.

Piangono gli aquilani per la facciata perduta dell’antica chiesa di San Vito, XIV secolo, di fronte alla fontana delle 99 cannelle, per le lesioni in pieno centro storico della chiesa della Madonna del Carmine, secolo XV; per il cedimento di San Domenico. Ma non doveva succedere la stessa cosa per la chiesa delle Anime Sante, restaurata di recente e crollata di schianto. Ed ecco così rispuntare polemiche giustificate su qualità dei materiali e dell’intervento. Dove però il teorema di Boschi si traduce in sospetto pesante è nel caso dell’ospedale: la struttura del vecchio San Salvatore ha resistito; quello nuovo di Coppito, costruito in cemento armato su appena due piani per scongiurare rischi sismici eppure ieri dichiarato inagibile e immediatamente evacuato. «Vorrei sapere che c’hanno fatto qui con il cemento» è sbottato un arrabbiatissimo paziente.

Paolo Vercesi, il Messaggero

scimmia

 

 
Brano tratto dall'album Diesel di Finardi, in cui parla della propria vicenda personale con l'eroina..

ll primo buco l'ho fatto una sera
a casa di un amico così per provare
e mi ricordo che avevo un po' di paura
c'è molla violenza in un ago nelle vene
ma in un attimo, una fitta di dolore,
un secondo ad aspettare
poi un'onda dolce di calore,
quasi come nell'amore
e poi mi son lasciato andare,
completamente rilassato
in un benessere artificiale,
come mai avevo provato.
Ma poi a casa me lo son giurato
che io no, non ci sarei cascato
'"io la imparerò ad usare,
la saprò gestire
non mi farò fregare"
ma ci continuavo a pensare,
non mi usciva dalla mente
e man mano che passava il tempo
diventava la cosa più importante.
"E poi non me ne frega niente
di quel che pensa la gente
tanto siamo tutti assuefatti di qualcosa
e di cosa è irrilevante"
e continuavo ad aumentare,
mi facevo quasi tutte le sere
e appena fatto mi scoprivo a temere
di non riuscirne più a trovare.
E ore ore ore per ogni farmacia ad
aspettare
"e sto stronzo del dottore
non me la vuole dare
a lui che cazzo gliene frega,
ma un giorno me la paga
un giorno passo con un sasso
e gli faccio la vetrina nuova
...e dai prestami una fiala,
è da sei ore che mi sbatto
se non mi faccio uno stenolo
stasera divento matto".
Poi per due anni non ho quasi fatto altro
non ho suonato, non ho fatto l'amore
tiravo il tempo da un buco all'altro
in giro a sbattermi o in casa a dormire
Ma una mattina mi son chiesto:
"come andrà a finire?
Andare avanti, finire in galera,
magari anche morire
e poi così non può durare.
sta diventando come un lavoro
otto ore a sbattermi ma ormai sballo
poco anche con l' "ero".
E poi sto perdendo tempo
e sprecando quello che ho dentro
io così mi sto consumando,
mi brucio ma mi sto spegnendo
e smettere non è così difficile
non fa neanche tanto male
basta un po'di cura e di comprensione
magari un po' di metadone
e fuori c'è tutto un mondo da scoprire
sul quale si può intervenire
e se tieni duro sei mesi vedrai
che non ci ripenserai quasi mai".

 

sorry for berlusconi

 

 

lunedì 6 aprile 2009

..e siccome è lunedì sera...

 

 
Gli anni d'oro di Lucio Dalla e degli Stadio..per chi ha la mia età e si ricorda che aspettava il film del lunedì sera..
 

Spedizione notturna al circolo gay prima gli insulti, poi l'aggressione

Una spedizione notturna, con cric e cacciavite usati come armi, al grido «froci, comunisti». E' successo sabato notte davanti al circolo Toilet sui Navigli, frequentato anche da gay: una Fiat Bravo blu senza targhe si ferma davanti al locale, escono quattro uomini, cominciano a insultare e picchiare chi si trova all'esterno del locale. Poi cercano di sfondare la vetrina, per proseguire all'interno le violenze.

«Gli aggressori avevano capelli cortissimi - raccontano i numerosi testimoni - e uno di loro parlava con accento dell'Est Europa». Alla fine i contusi sono tre: un ragazzo ferito con il cric alla testa e poi medicato in ospedale, il gestore del locale, preso a pugni e curato dai soccorritori del 118, e un terzo giovane schiaffeggiato. Il blitz è durato pochi minuti: due dei responsabili sono stati raggiunti dagli agenti e denunciati
per resistenza a pubblico ufficiale. Secondo l'ufficio delle volanti non ci sarebbero elementi tali da provare la matrice politica o omofobica dell'aggressione.

da La Repubblica, Franco Vanni

giovedì 2 aprile 2009

1 terapista su 6 tenta di curare l'omosessualità

 

 
26 mar. - Contro ogni evidenza scientifica, ancora una significativa minoranza di psicoterapisti tenta di usare dei percorsi terapeutici per cambiare l'orientamento di pazienti omosessuali: un terapista su sei ha ammesso di aver praticato almeno una volta, su richiesta del cliente, simili terapie per 'indurre' l'eterosessualita' in gay e lesbiche.
Reso noto sulla rivista BMC Psychiatry, e' il risultato di uno studio condotto su oltre 1400 terapisti da esperti della University College di Londra e della St George's University. ''Ci sono davvero scarse evidenze scientifiche a dimostrazione dell'efficacia di simili tentativi di trattare l'omosessualita' - dichiara Michael King - di fatto possono invece essere addirittura dannosi per la persona. Quindi e' sorprendente scoprire che ancora oggi una minoranza di terapisti offra questo tipo di trattamenti ai propri clienti''.
I ricercatori hanno intervistato psicoterapisti e psichiatri sulla loro esperienza con clienti omosessuali che chiedono aiuto per affrontare problemi legati al proprio orientamento sessuale, talvolta chiedendo di aiutarli a ridurre la propria omosessualita' che li mette in conflitto con parenti e amici e li face sentire discriminati.
Gli intervistati hanno risposto che, spinti da motivazioni religiose o dal desiderio di rispondere alle esigenze del cliente, si sono sentiti di aiutarli in questa direzione attraverso le terapie. ''E' importante che terapisti e opinione pubblica prendano coscienza di cosa sia l'omosessualita', il miglior aiuto e' mostrare a gay e lesbiche che non c'e' niente di patologico nel loro orientamento sessuale'', conclude King. (Ansa).