martedì 30 giugno 2009

Una medaglia al valor civile a Maria Luisa


ROMA - Una medaglia al valore civile a Maria Luisa Mazzarella, la ragazza napoletana picchiata selvaggiamente pochi giorni fa da un gruppo di coetanei perché aveva tentato di difendere un amico omosessuale. Il riconoscimento al gesto coraggioso della ragazza, che rischia di perdere un occhio per le percosse, viene chiesto con un messaggio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dal portale Gay.it, e da altre associazioni per i diritti degli omosessuali.

E' successo il 23 giugno in piazza Bellini, nel centro di Napoli. Maria Luisa, una studentessa di 26 anni, ha cercato di difendere un amico omosessuale dalle offese e dalle violenze di un gruppo di persone, che a quel punto si sono scagliate contro di lei. La giovane è stata ricoverata in ospedale con lesioni su tutto il corpo. Venerdì i medici l'hanno sottoposta a un intervento, nel tentativo di farle recuperare la vista.

"In un contesto sociale in cui si moltiplicano gli atti di violenza dettati dall'odio nei confronti di cittadini con un differente orientamento sessuale e che spesso si consumano nell'indifferenza generale di coloro che vi assistono - si legge su Gay.it - il gesto di Maria Luisa assume un innegabile valore non solo simbolico".

E' per questo che l'associazione si rivolge a Napolitano: "Ci permettiamo pertanto di chiederle di valutare la possibilità di concedere a Maria Luisa la medaglia al valor civile per aver messo a rischio la propria stessa vita in difesa di un coetaneo vittima della violenza omofoba. Confidiamo nella sua sensibilità, in modo che Maria Luisa possa vedersi confererita la massima onorificenza della Repubblica".

All'appello di Gay.it hanno risposto in centinaia: tra i firmatari il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, i deputati del Pd Ermete Realacci e Paola Concia, Vladimir Luxuria, Imma Battaglia, Franco Grillini, Maurizio Costanzo, Luciana Littizzetto, Fabio Canino e Alessandro Cecchi Paone.



(Fonte Repubblica.it, 29 giugno 2009)

lunedì 29 giugno 2009

magra ma molto magra consolazione

Qualcuno ha voluto che venissi a saperlo..certo che tanto nessuno ormai potrà restituircela lo stesso...
 


Ankara, 25 giu. - (Adnkronos/Aki) - Il tribunale di Kocaeli, nel nord-ovest della Turchia, ha condannato oggi all'ergastolo il 38enne Murat Karatas per l'omicidio di Giuseppina Pasqualino di Marineo, l'artista italiana conosciuta con lo pseudonimo di Pippa Bacca. Come riferisce il sito del quotidiano 'Hurriyet', l'uomo e' stato giudicato unico responsabile per il rapimento, stupro e uccisione della 32enne milanese nel marzo del 2008.

venerdì 26 giugno 2009

Voyerismi

 
Ma io mi chiedo..siamo così ottenebrati..così incapaci di sentire da aver bisogno di vedere la morte o il dolore in diretta per avvicinarci a provare qualcosa?
 

 

martedì 23 giugno 2009

Travelling The Face Of The Globe

 

Ecco il dischetto del giorno..l'ho ascoltato senza tregua...immersa in quest'atmosfera pop-klemzer...Ho amato gli Oi Va Voi per lo splendido "Laughter Through Tears" e speravo che si ripetessero e mi stupissero con qualcosa di nuovo.. e direi che la commistione di tradizione e modernità in quest'album è perfettamente riuscita..

 

sabato 20 giugno 2009

una signora tra i portuali

 


Valentina è un personaggio UNICO, si esprime con onestà e senza pudore. Nonostante il nome femminile, è un membro della CULMV (Compagnia dei Portuali). Non si tratta del primo caso di ingresso di una donna nella Compagnia Unica, ma è la prima trans dichiarata, socia della cooperativa di Paride Batini.

«Sono amareggiata per chi è costretto a prostituirsi per mantenersi (in fondo credo di essere una delle poche che abbia avuto l’opportunità di trovare un lavoro "vero") – racconta Valentina - purtroppo l’attuale società commette l’errore di ritenere la prostituzione un problema sociale, quando in realtà è un aiuto sociale. Ritengo che l’incapacità delle istituzioni a gestire la prostituzione, determini anche un abbassamento culturale e sociale, che alimenta il clima di terrore e di caccia alle streghe».
«Proprio per immergermi nel fenomeno e poter parlare con cognizione di causa (detesto chi si permette di esprimere opinioni su fatti ed argomenti che non conosce), sto scrivendo a quattro mani con Paola Pettinotti, l’autrice di Ghetto (ed. Fratelli Frilli), una vera testimonianza (la mia) su fatti realmente accaduti nel mondo delle trans e dei loro frequentatori. Questo nostro libro sarà presto pubblicato rivelando ciò che tutti sanno e nessuno dice, perché il grande nemico da combattere è l’ipocrisia, che non permette la libera espressione dell’animo umano».


La soluzione può essere trovata dalla politica, da chi ha il potere di gestire, controllare, dare delle regole, delle direttive? «In questo particolare momento storico, il maggiore difetto della sinistra è di non sapere più parlare alla “pancia delle persone”, inoltre è diventata moralista. Al contrario la destra riesce a comunicare alla gente quanto desidera ascoltare, con messaggi facili che danno eco a pregiudizi e condanne senza appello, per recidere il problema all’origine, occultandolo e negandone l’esistenza. Purtroppo pur attaccando la destra, anche la sinistra si allinea alle modalità dell’avversario, sfuggendo il problema, non dà soluzioni o risposte su come regolare la prostituzione sul piano igienico, finanziario e sociale».

La prostituta non è solo una persona che mette in vendita il proprio corpo, ma spesso - e le ragazze del ghetto ne sono un chiaro esempio - svolge un ruolo quasi da psicologa, o da counselor.«A lei si rivolgono gli uomini per raccontare i propri problemi, non tanto per ottenere delle soluzioni, ma per avere un ascolto libero e senza giudizi, finalmente togliendosi la maschera dell’impiegato, del commercialista o del perfetto padre, marito, uomo di casa».
Quanto è integrata Valentina all’interno della Compagnia Unica? «Ho preso il posto che era stato di mio padre e mi sono perfettamente inserita, non ho mai nascosto la mia natura, finché alcune mie apparizioni su canali televisivi hanno messo in evidenza i miei interessi. Da allora ancor più i colleghi hanno cercato di agevolarmi, magari affidandomi delle mansioni in cui non mettessi a rischio le mie unghie». Lunghissime, coloratissime ed invidiabili anche per la redattrice di questa intervista.
Si può supporre che la CULMV possa finalmente accogliere anche delle "socie"? «Sinceramente non credo sia ancora possibile, nella Compagnia Unica la differenza di genere è molto sentita e radicata. Per i portuali, è l’uomo che deve lavorare e portare a casa un salario, mentre alla donna spetta il pesante compito di occuparsi della famiglia e dei figli. Secondo il mio punto di vista, aver "concesso" alle donne di lavorare non è la vera emancipazione femminile: semmai ha permesso ai furbetti di dimezzare gli stipendi perché intanto lavorano in due. Allora si tratta di vera indipendenza femminile o di obbligo per sopravvivere?».


sembra sempre una sola la realtà

 

 
Quattro e mezza di mattino per la radio
sono troppo triste e il dj non mi parlerà
sembra avere tutto così chiaro questo scemo
sembra sempre una sola la realtà

che qui non ho il diritto
di non essere felice
di non sentirmi vivo
nella mediocrità
che mi propini.

 

venerdì 19 giugno 2009

un provvidenziale vuoto di memoria


In fondo, benché la situazione fosse tanto più complicata, provavo lo stesso tipo di sentimenti di quando ero uscita di collegio, quindici o vent’anni prima, ma, per una volta, ne ero consapevole. Si crede sempre che i propri sentimenti, per il fatto che si cambia partner, vita ed età, siano diversi da quelli dell’adolescenza mentre sono rigorosamente identici. E tuttavia, ogni volta, il desiderio di essere liberi, il bisogno di essere amati, l’istinto di fuga, l’istinto di caccia, tutto questo ci sembra, grazie a un provvidenziale vuoto di memoria o a un’ingenua pretesa, assolutamente originale..

F.Sagan


mercoledì 17 giugno 2009

è uno di quei momenti lì

 

 
Cosa posso fare per rendere meno opprimente la tua solitudine, il tuo senso di vuoto..proprio io che non sento più niente? E sbaglio ora a mettere in salvo la mia vita? Nessuno può essere immune dal senso di colpa?
Purtroppo o per fortuna io non posso essere lui... e nonostante tutto sentire al telefono ogni volta il tuo tacito monito è come un colpo al cuore...
 

venerdì 12 giugno 2009

Abusi



Virginia Woolf da bambina fu abusata sessualmente. Lo raccontò alla famiglia, lo scrisse nelle sue lettere, nei suoi diari e nella sue memorie, e sua sorella, pure lei abusata, lo confermò. E' discutibile se tali esperienze infantili abbiano avuto una qualche relazione coi disturbi successivi, ma sicuramente hanno avuto innegabili effetti sulla sua sessualità adulta, sulla sua costituzione psicologica e sulla sua scrittura.
I dettagli dell'abuso sono difficili da definire. Essi coinvolsero, a più riprese, i suoi fratellastri, George e Gerald Duckworth.
Cinquanta anni dopo, il ricordo era ancora fresco quando scriveva a Ethel Smyth nel gennaio 1941: <<... è come rompere l'imene... Ancora rabbrividisco dalla vergogna al ricordo del mio fratellastro, in piedi poggiato a me su una sporgenza, all'età di circa sei anni, che mi esplorava le parti intime. Perché avrei dovuto provare vergogna allora?>>.
Ma il più malvagio fu l'altro fratello George, più grande di lei di quattordici anni; "il mio fratello incestuoso" lo chiamò Virginia in una lettera del 1936. Ciò non va preso alla lettera; ella era portata ad esagerare nelle conversazioni e nelle lettere con la famiglia. De Salvo, autore di un libro sull'impatto dell'abuso sessuale sulla sua vita e sulla sua opera, afferma che tutte le sorelle - Virginia, Laura, Stella, Vanessa e Stella - furono oggetto di "incesto". Che ciò fosse conoscenza diffusa nella famiglia è implicito nel commento di Virginia a sua sorella in una lettera del maggio 1934, dopo aver appreso della morte di George Duckworth:<< Leonard dice che Laura è l'unica che è stata risparmiata>>. De Salvo afferma che George abusò sessualmente di Virginia nell'arco di nove o dieci anni fino al 1903 o al 1904 - per tutta la sua adolescenza, dai dodici ai ventuno anni.




Il primo riferimento a questi eventi è in una lettera tipicamente "sfacciata"* a sua sorella Vanessa nel 1911, che descriveva il modo in cui (Virginia) parlava di George all'insegnante di greco Janet Case.
<< Ciò portò alla rivelazione delle malefatte di George. Con mia sorpresa lei (Janet Case) ha sempre avuto un'intensa antipatia per lui; ed era solita dire "Uh, tu creatura cattiva" quando egli entrava e cominciava a coccolarmi durante la mia lezione di greco. Quando io arrivavo a scene che si svolgevano in camera da letto, ella abbassava il merletto del suo vestito, e guardava con l'aria di un benevolo sempliciotto. All'ora di andare a letto ella sembrava sentirsi male, ed andava alla toilette che, inutile a dirsi, non aveva acqua >>.
Suo nipote Quentin Bell non eliminò tali eventi dalla biografia che egli scrisse. Egli ebbe conferme da suo marito e dal dottor Noel Richards, e collocò le malefatte di George a partire dalla morte della madre di Virginia, nel 1895, quando Virginia aveva tredici anni. La stessa Virginia, più tardi, descrisse che tali attività, qualsiasi fosse la loro esatta natura, continuavano nel 1903 o nel 1904, quando aveva ventuno anni. Inoltre disse che George aveva rovinato la sua vita prima che fosse cominciata, e che lei non aveva tratto alcun piacere dal proprio corpo. Inoltre ella attribuì questi problemi non solo ai due fratellastri ma anche a suo padre, il quale << ebbe troppe richieste emotive su di me, cosa che penso sia stata responsabile di molte delle cose sbagliate della mia vita... Non ricordo mai alcun piacere proveniente dal mio corpo >>.
Dopo la morte della madre, George consolò le sorelle, dedicò molto tempo a loro e fu in genere considerato a loro affezionato. Egli le coccolava, in pubblico ed in stanza da letto. Vanessa e Virginia furono spietate nei loro commenti su di lui per tutto il resto della sua vita. Egli dominò le loro vite per anni. << George aveva trentasei anni quando io ne avevo venti. Ed egli aveva mille sterline all'anno quando io ne avevo cinquanta. Erano queste delle buone ragioni perché fosse difficile non sottostare a qualsiasi cosa egli decidesse >>(Moments of Being).
All'epoca dello scompenso di Virginia dopo la morte del padre, Vanessa era abbastanza preoccupata da riferire le attività di George allo specialista che aveva in cura sua sorella, il dottor Savage, il quale prese tali confessioni con tale serietà da decidere di parlarne a George.
La sua sessualità ne fu condizionata per il resto della vita come si può ricostruire durante l'epoca del fidanzamento e durante il matrimonio. Quando Virginia scrisse di accettare la proposta di matrimonio il giorno 1.5.12, ella dichiarò senza mezzi termini a Leonard di non provare nulla per lui a livello sessuale. <<...è il lato sessuale che sopraggiunge tra noi due? Come ti dissi brutalmente l'altro giorno, non provo alcuna attrazione fisica per te. Ci sono momenti - quando mi hai baciata l'altro giorno era uno di questi - in cui mi sento nulla di più che una pietra. E ancora il tuo prenderti cura di me, come fai, mi fa sentire (emotivamente) sopraffatta...>>
Nel corso del viaggio di nozze scrisse a Ka Cox, evidenziando come non fosse attirata dalle attività sessuali, e, al loro ritorno, la coppia ne parlò con Vanessa che immediatamente riferì ciò in una lettera in cui si menzionava la "freddezza del dio Pan". << Apparentemente ella ancora non trae del tutto piacere dall'atto (sessuale), cosa che ritengo singolare >>. A quel tempo Vanessa biasimava George Duckworth, ma l'abuso sessuale da parte dello stesso autore non aveva avuto alcun effetto sulla sua (di Vanessa) vita sessuale.
Nonostante la mancanza di "reattività"* sessuale, la "neo"* signora Woolf desiderava avere dei bambini. Nell'ottobre 1912 ringraziò Violet Dickinson per averle inviato una culla -<< Il mio piccolo dormirà nella culla >>.
Nigel Nicolson, presentando le lettere di questo periodo, dice confidenzialmente che "il loro amore non era all'inizio povero di sesso. Per due o tre anni condivisero un letto (matrimoniale), e per altri ancora una camera da letto, e fu solo in seguito ad un consiglio medico che decisero di non avere figli".




Nonostante le loro difficoltà sessuali il matrimonio fu felice, come più volte evidenziato sia nel corso degli anni - sia nelle righe che Virginia scrisse poco prima di mettere fine alla sua vita. Si chiamavano tra di loro con vezzeggiativi ed usavano un loro linguaggio privato. Virginia era la sua scimmietta bruttina, la "mandrilla"*, e lui era il patetico servo sciocco. Quando lei si ammalò, egli divenne il "Padrone"* ed il partner dominante.
I suoi vissuti sessuali avrebbero reso il suo comportamento più comprensibile agli occhi di Freud. Sebbene la sua casa editrice fu la prima a pubblicare Freud in inglese, e suo fratello minore Adrian Stephen e sua moglie Karen furono tra i primi psicoanalisti inglesi, Virginia fu profondamente scettica rispetto all'opera di Freud per la maggior parte della sua vita.
Nell'ottobre 1924, menziona in una lettera che <>.
Analogamente anche un suo articolo del 1920 - "Freud Fiction"* - mostra il suo atteggiamento burlesco nei confronti della psicoanalisi.
<>. Un freudiano sarebbe incuriosito dal banale esempio che Virginia fa, ed evidenzierebbe che lei stessa udì gli uccelli cantare in greco quando ebbe un episodio psicotico in adolescenza.
Col passare degli anni divenne meno ostile (verso la psicoanalisi). Incontrava psicoanalisti come John Rickman a pranzo per il tramite di suo fratello e di sua cognata, e provava piacere nelle discussioni su argomenti psicoanalitici. In "Three Guineas"*, scritto nel 1937, Virginia usa dei termini freudiani. Nel 1939 e nel 1940, quando scriveva su suo padre, cominciò a leggere Freud, e scoprì con sorpresa che la sua relazione ambivalente col padre non fosse una novità per lui. Incontrò quel grande uomo nel 1939, otto mesi prima della morte. Freud invitò lei e Leonard ad un té pomeridiano nella sua casa di Hampstead, era molto cortese, e si presentò a Virginia con un narciso, si spera con nessun sottinteso simbolico.
Nella sua vita Virginia Woolf ebbe diverse intense amicizie con donne, in genere più anziane di lei. Alcune (di queste amicizie), come quella con Vita Sackville West, una lesbica, ebbero carattere omosessuale, ma è improbabile che queste relazioni avessero alcunché di "carnale"*, sebbene Vita dichiarasse di essere andata due volte a letto con Virginia. Nel 1926 (Vita) scrisse al marito Harold Nicolson:<<...Sono spaventata a morte dell'aumentare delle sensazioni fisiche in lei (in Virginia), a causa della sua follia. Non so quale effetto potrebbe avere; è come un fuoco col quale non ho alcuna voglia di giocare. Ho troppo affetto e rispetto per lei. Anche lei non ha mai vissuto con nessuno se non con Leonard, cosa che è stato un terribile fallimento, ed è stata abbandonata presto >>.
Per la sua generazione, Virginia fu - a parole almeno - disinibita ed "emancipata" nelle cose sessuali. Andava a nuotare nuda con Rupert Brooke, dattilografava argomenti osceni per Lytton Strachey, e scriveva alla sorella sulle polluzioni notturne di Leonard senza imbarazzo. Eppure scrisse più tardi a Ethel Smyth, l'ultima amica intima:<<...ma sono stata sempre sessualmente timida, il mio terrore della vita reale mi ha sempre tenuta in un convento>>.
Tre sono le aree della sua vita ed esperienza che ci paiono rilevanti per la sua sessualità: le sue esperienze sessuali infantili, la sua patologia maniaco-depressiva, e la sua personalità. E' probabile che, nella pratica, fosse sessualmente frigida, ma emancipata nella teoria, e nella vita intellettuale. Alle volte quando era esaltata, in maniera più o meno evidente probabilmente era più disinibita nella conversazione, ma la patologia non sembra aver aumentato le sue pulsioni sessuali in termini di attività sessuale. Coloro che accentuano l'importanza dell'abuso sessuale infantile lo fanno giustificatamente in questa area della sessualità adulta, la quale è stata certamente sconvolta dalle sventure infantili, anche se le stesse esperienze sembrano aver avuto degli effetti di gran lunga minori in sua sorella Vanessa.

giovedì 11 giugno 2009

DUE O TRE COSE CHE SO DI DYLAN
di Patti Smith

 


Quelli della mia generazione potrebbero tracciare con le parole di Bob Dylan il diagramma della loro vita. E’ stato il nostro portavoce, la nostra musa. Ha espresso il nostro sdegno, la confusione e il desiderio. Il respiro della sua opera è così ampio che ha dato voce non soltanto a coloro che sono consapevoli della realtà sociale ma anche ai disadattati della società. Era ancora ragazzo quando ha fatto sapere al mondo la sua risposta alla guerra, all'atomica e alla distruzione dell'ambiente. Ha sostenuto attivamente il movimento per i Diritti civili e risvegliato in molti il bisogno di rivolta sociale e politica. C'è riuscito usando delle canzoni. Opere durature, magistrali come The Lonesome Death of Hattie Carroll, lt's Alright Ma e A Hard Rain's A-Gonna Fall. Canti dell'innocenza e dell'esperienza, per dirla con William Blake. Uno squillante appello al cambiamento. Avevano in sé il cambiamento. E’ impensabile l'idea di passare attraverso la vita senza quelle canzoni come fondale sonoro. Quale canzone è più adatta ai tempi che corrono di Masters of War, una canzone scritta in risposta ai test nucleari e alla forza militare? Mentre i nostri padri lottavano per la fine della guerra, l'uomo progettava l'atomica. Come voler radicare il dissenso tra l'uomo e la natura. Tra l'uomo e il suo Dio. Questo fa pensare a una semplice verità su Bob Dylan. Anche se aveva l'aria di un ragazzo irrequieto, sradicato e scostante, i suoi stivali non hanno mai battuto strade senza Dio. Non ha mai ignorato la sua coscienza. S'è addossato tante responsabilità quante ne ha scansate. Era un giovane energico e ambizioso. Sembrava che avesse fretta di attraversare l'esistenza, come se la sua salvezza fosse in bilico. Invece è ancora tra noi. Un uomo di principio e di rivolta. Quelli che hanno seguito la strada di Bob Dylan con il cuore aperto sono stati ben ricompensati. Come Pablo Picasso, Dylan ha cambiato pelle molte volte, e molte volte ha variato i colori della sua esistenza. E’ stato un artista indiscreto e famelico. Ha fatto sua l'influenza dei beat, della Bibbia e del blues e l'ha risputata come una mamma uccello ai suoi piccoli. Col tempo, il cerchio della vita mi ha portato dal conoscerlo astrattamente attraverso le sue canzoni fino a cantare in concerto al suo fianco. La canzone era Dark Eyes. E’ stato un evento emozionante dividere il microfono con lui, ma alla fine l'esperienza è stata trascesa dalla bellezza e dalla forza della canzone in sé. Quando è sbocciato il suo lato elettrico ci ha regalato Highway 61 costruendo un ponte tra la poesia e il rock'n'roll. Da innamorato ci ha dato canzoni con l'atmosfera sacrale di Sad Eyed Lady of the Lowlands. In un momento di grande introspezione ci ha fatto dono delle canzoni su John Wesley Harding. Non ha mai esitato nel darci il libretto d'opera della sua esistenza. Parole sgorgate magicamente da vene d'argento - senza sforzo da giovane e con più travaglio in età matura. Ha errato di città e in città, di mondo in mondo, attraverso due secoli, come un menestrello benigno, e con i suoi molti compari, un medicine show con personaggi bizzarri e una vibrante miscela di medicina buona, cibo per la mente e intrattenimento per famiglie. Ha capito che le canzoni sono in grado di incitare ed eccitare, ma anche di aggregare le persone, e possiedono un potere taumaturgico. E’ stato sovversivo, spirituale, ma senza mai perdere il senso dell'umorismo. Ha fatto il suo patto con l'alto potere. Il potere del bene. E’ un gentiluomo che tiene sempre nascosti i suoi segreti nelle maniche. Sa bene quanti errori ha fatto come uomo o come musicista e si è sottomesso alla penitenza della strada, cantando le sue canzoni. Perché alla fine, questo è ciò che sono. Sono le canzoni di Bob Dylan, alcune con le piume strappate al vento, la miniera del senso comune, e alcune dal pozzo del suo io. Un artista ci consegna il corpo della sua opera. Ecco il suo corpo. Parola per parola.

(Traduzione di Valentina Pigmei)


 

mercoledì 10 giugno 2009

Il discorso di Debora all’assemblea del PD

 

 
Ho ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi e sono arrivata a due conclusioni la prima è che siamo votati alla sofferenza perché in questo posto fa freddo e ci si sta anche male la seconda è che c’è molto ottimismo…io vengo da una città lontana, la città di Udine, che per darvi delle coordinate sportive è la città dell’Udinese e della Snaidero ed è stata permettetemi di ricordarlo la città che ha accolto Eluana Englaro.
Io mi permetto, anche per non essere ripetitiva, di dire al mio segretario alcune cose che secondo me forse lui avrebbe dovuto e deve sottolineare con maggiore fermezza.
Dicevo al segretario che mi permetto di dire alcune cose che desidero sottolineare perché credo che vadano sottolineate con maggiore fermezza e che questa mattina questa fermezza credo non ci sia stata fino in fondo.
Io credo che il problema di questo partito non sia stato Walter Veltroni, io credo che sia mancata la leadership intesa come il mezzo per una linea politica di sintesi, una linea politica che pur nella più ampia discussione nella più approfondita mediazione che è necessaria in un partito grande come il nostro però, alla fine, deve arrivare alla sintesi e la sintesi è mancata.
La verità.
E quindi io chiedo al segretario di dirci convintamente che questo cambiamento che noi abbiamo avvertito da quando ha dato le dimissioni Walter Veltroni non è la paura perché abbiamo toccato il fondo ma è una strategia, abbiamo cambiato strategia, abbiamo una linea politica di sintesi, questo io chiedo al mio segretario.
Questo chiedo, perché siamo apparsi come un partito lontano dalla realtà, dalle cose reali, non siamo stati capaci ciascuno di parlare oltre il proprio elettorato.
Mai una parola chiara, mai una linea netta e soprattutto mai una linea unica.
E’ per questo motivo che i nostri elettori, io dico per disperazione e per assenza di alternativa, hanno votato e votano Di Pietro che è a capo di un partito fai da te, personale e personalista, che con il centro sinistra non ha nulla a che vedere e il problema non è stato quello di averlo scelto come nostro alleato, ma è stato quello di avergli fatto fare da solo l’opposizione su temi che ci appartengono, come il conflitto di interessi e la questione morale.
Io l’ho detto più volte a Udine: la differenza tra noi e l’Italia dei Valori sta nel fatto che noi parliamo in tanti e iniziamo sempre i nostri discorsi con "Io", loro aprono i discorsi solo in due modi: "Berlusconi ha detto", "L’Italia dei Valori dice".
La differenza è enorme si vede! La diversità è la ricchezza del nostro partito, ma io chiedo al nostro partito di imparare a votare, di imparare ad assumere decisioni, se è necessario anche solo a maggioranza, se è necessario anche lasciando a casa qualcuno. Io dico che dobbiamo imparare a parlare unitariamente da PD, è giusto il dissenso, è giusta la scelta di coscienza, ma la libertà di coscienza non deve essere il paravento dietro il quale nascondersi quando non siamo uniti. E dobbiamo smetterla di pensare che il nostro problema sia soltanto come comunichiamo ai giornali perché non è così, ci mettiamo molto del nostro.
Faccio un esempio su un argomento come quello del testamento biologico: è giusta la libertà di coscienza, ma quando c’è una posizione prevalente all’interno del partito democratico questa deve avere il giusto riconoscimento, perchè altrimenti si finisce con il parlare solo della posizione di dissenso e non di tutte le altre, si finisce con il guardare l’astensione e non la compattezza del gruppo, quindi trovo, segretario glielo dico veramente con grande semplicità, trovo che sia un errore assoluto quello di aver indicato come capogruppo alla commissione sanità del senato chi non è portatore della posizione prevalente.
Lo dico!
No, siccome... scusate... siccome ne ho una per tutti, dico anche che non si può decidere di dialogare con un partito ... all’opposizione, alla vigilia della presentazione degli emendamenti al DDL Calabrò, frutto di un’ulteriore mediazione come sono stati definiti, che hanno il plauso entusiasta di quel leader e il giorno dopo pensare che non ci siano illazioni sul giornale: è assurdo!!!
È folle!!!
Cosi come trovo che sia intollerabile che il partito dia il mandato all’allora vice segretario per chiudere la trattativa sullo sbarramento alle europee e che poi vi siano critiche sulla scelta il giorno dopo sul giornale sull’assunto che non si hanno incarichi di partito e quindi si può dire quello che si vuole perché si è iscritti al PD.
La verità è che, in questi pochi mesi di vita del partitodemocratico, almeno io ho avuto la netta impressione che l’appartenenza al nuovo partito fosse sentita molto di più dalla base che dai dirigenti.
Noi dobbiamo superare i protagonisti e i personalismi ed avere una nostra politica che sia nuova e se necessario rinnovata.
Abbiamo bisogno di una nuova generazione politica che non è solo una questione anagrafica ma è una questione di mentalità una mentalità che non sia ancorata alla difesa dell’identità ma votata alla costruzione convinta del partito democratico.
Una mentalità che è difficile riscontrare, io lo credo, in quelli che per anni hanno vissuto come ad opposte fazioni e che non è detto che esista in coloro che indichiamo come dirigenti solo perché sono giovani o perché sono figli di.
Non basta, non basta, ci illudiamo se crediamo che il cambiamento avvenga spontaneamente, noi dobbiamo conquistarlo. L’assemblea costituente, segretario, ti ha scelto come il suo segretario: continuare a discutere se in quella sede noi avessimo dovuto fare una scelta più coraggiosa o no non ci porterà da nessuna parte.
Tu hai un compito difficile perché non sei un volto nuovo.
Però hai il compito di dare una credibilità nuova a questo partito e ci stai riuscendo alla grande!!! Ecco è stato detto da tanti ma visto che…scusate noi abbiamo parlato tanto di ascoltarci etc, ma stamattina non ci siamo ascoltati tanto eh!
Parecchi di noi si facevano gli affari loro uscendo…e visto che mi state ascoltando adesso io voglio dirvi questo: che noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che crede che la sicurezza si possa realizzare affidandola a dei politicizzati che si mettono a fare gli sceriffi, noi non possiamo riconoscerci in chi pensa che gli immigrati siano i criminali.
Noi non possiamo riconoscerci in un Paese che non investe nella scuola nell’università e nella ricerca.
Noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che pensa di superare la crisi economica solo prendendola più allegramente.
Noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che pensa che i propri lavoratori siano dei fannulloni e che i medici debbano denunciare i propri assistiti.
E noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che non si preoccupa di quei bambini che rischiano di essere bambini non esistenti, bambini che non potranno essere registrati. Io quel paese non lo voglio.
Noi non ci dobbiamo riconoscere in questi.
E noi, dico segretario, non ci possiamo riconoscere in un Paese che non tassa i più ricchi solo perché pensa che siano troppo pochi!
E dico, segretario, che non ci riconosceremo in un partito che non capisca quanto sia importante tornare a parlare agli italiani con una voce sola.
Questo noi lo pretendiamo!!!
Noi a Udine abbiamo fatto 7 circoli, abbiamo la fortuna di essere al governo della città perché abbiamo vinto le elezioni, raro, rarissimo caso!!!
Io sono segretario di un partito vivace, generoso, che si è dimostrato veramente lucido, compatto e generoso nell’accogliere Eluana Englaro.
Devo dire però che a livelli superiori non abbiamo avuto la stessa accortezza e necessità di silenzio.
Noi abbiamo tenuto, il comune di Udine, la linea del silenzio, proprio per evitare che qualcuno si potesse sentire al di fuori del nostro partito.
Esponenti a livello superiore hanno ritenuto che questo non fosse opportuno e solo per avere il trafiletto sul giornale, un giornale di provincia, che leggeranno che solo poche persone, io, mia nonna, mia zia, solo per fare quello fosse necessario dire io ci credo perché, perché devo pensare che uno ha diritto di morire o di vivere come meglio crede.
No, non hai quel diritto!
Te lo dice la Costituzione quello che devi fare.
Fermati li!
E poi un’ultima cosa, perché mi sto rendendo conto che sto rubando tempo agli altri. Noi abbiamo fatto un intervento bellissimo a Udine sul testamento biologico.
Abbiamo fatto parlare 3 senatori con un DVD il senatore Veronesi, il senatore Ichino e un senatore della PDL Valditara, e abbiamo ascoltato il loro intervento e abbiamo poi aperto il dibattito e abbiamo lanciato un’idea.
Il nostro regolamento all’art 28 prevede un referendum consultivo sugli argomenti e sui temi che riguardano la politica del partito questo non è un tema dove vanno sentite le basi??? Io penso di si.
Poi mi associo e qui chiudo, nel chiedere che le indicazioni sulle candidature alle Europee non ci vengano date dai segretari regionali ma ci vengano chieste a noi come circoli, perché sarebbe un segnale importante!
Grazie!

mercoledì 3 giugno 2009

la morte

 
Vorrei dire due o tre cose su quello che ho capito e imparato dalla morte in questi giorni..senza essere troppo pesante con chi legge questo post nè con me stessa:
 

 
Contrariamente a quanto possa sembrare, non è una carta negativa. Essa indica piuttosto la morte materiale, seguita da una rinascita spirituale. E' quindi sinonimo di nuova vita, di un grande cambiamento.
 
"Un po’ tutti dovremmo prendere l’abitudine
di pensare ogni tanto alla morte
per non avere paura della vita”.

(Elisabeth Kubler Ross)

 
La sapete quella di quelle due vecchie signore in villeggiatura, sui monti Catskills, e una dice: “Mamma, come si mangia male in questo posto!” “Oh, sì, il vitto è uno schifo”, dice l’altra, “e oltretutto ti danno porzioni così piccole!” Beh, questo è essenzialmente quello che io provo nei riguardi della vita: piena di solitudine e squallore, di guai, di dolori, di infelicità… e disgraziatamente dura troppo poco.

(Woody Allen in Annie Hall)