martedì 9 dicembre 2008
Il treno per il Darjeeling
È un film sulla pulsione di morte, e su come rimuoverla nel nome della vita. I tre fratelli Whitman sono come i fratelli Tenenbaum di un precedente, magnifico film di Anderson: strani, lunari, con una dolorosa situazione familiare alle spalle. Hanno perso il padre e vorrebbero rivedere la madre, che si è imboscata in qualche angolo dell'India a fare la suora laica. Non si parlano da anni ma il maggiore di loro, Wilson, convoca gli altri due - Brody e Schwartzman, anche sceneggiatore assieme al regista e a Roman Coppola - su un treno che parte da una scalcinatissima stazione dell'India. Inizia un viaggio iniziatico in cui i fratelli si rimbalzano battute surreali e pian piano imparano a conoscersi, o a riconoscersi. Finché arrivano dalla mamma, che è la splendida Anjelica Huston: li accoglie nel suo monastero in cima a un monte, li ammonisce di stare attenti alle tigri e li «guarisce» a modo Zen, con il silenzio. La scena in cui i quattro, madre e figli, si riconciliano con la vita è un piccolo miracolo: i primi piani degli attori sono accompagnati dalla vecchia canzone dei Rolling Stones Play With Fire, ed è il più bel videoclip che Jagger & Richards abbiano mai avuto. II film conferma il prodigioso talento di Wes Anderson nell'inserire le canzoni nei film: anche i titoli di coda, con la vecchia Champs Elysées cantata da Joe Dassin, sono meravigliosi.
Wes Anderson è un artista unico. I suoi film fanno venir voglia di usare una parola desueta e, nel gergo giornalistico, quasi proibita: poesia. Il giovane regista texano parte sempre da storie cupe, e riesce a rasserenarle con un talento visivo e narrativo che non ha termini di paragone. Ha un'idea di cinema personalissima e The Darjeeling Limited la sviluppa in modo coerente rispetto a I TenenBaum e a Le avventure aquatiche di Steve Zissou. La proiezione è preceduta dal corto Hotel Chevalier, dove uno dei fratelli (Schwartzman) incontra la moglie dalla quale è fuggito (Natalie Portman) in un albergo di Parigi. È un prologo, o meglio la «parte 1 » del film, anch'esso delizioso.
Alberto Crespi Da L'Unità, 4 settembre 2007
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