giovedì 8 gennaio 2009

le teorie di Raskolnikov

 
"Vedi, io mi chiedevo sempre: perché sono cosí stupido? Perché, se sono stupidi gli altri e io so di sicuro che sono stupidi, non cerco di essere piú intelligente di loro? Poi ho capito, Sònja, che se si vuol aspettare che tutti diventino intelligenti, ci vorrà troppo tempo... E ho capito anche che questo non accadrà mai, che gli uomini non cambieranno, che non c’è nessuno in grado di cambiarli, e non val la pena di perderci il tempo! Proprio cosí! È la legge... Una legge, Sònja! È cosí!... Adesso so che chi è forte di mente e di spirito domina il suo prossimo! A chi osa molto, si dà sempre ragione. Chi è capace di sputare sulle cose grandi, diventa il loro legislatore, e chi osa piú di tutti, piú di tutti ha ragione! Cosí è stato finora e cosí sempre sarà! Solo un cieco non lo vede!”

Nel dire questo, Raskòlnikov, pur guardando Sònja, non si preoccupava piú se lei capiva o no. Era completamente in preda alla febbre, a una specie di tetro entusiasmo. È vero: da troppo tempo non parlava con nessuno! Sònja capí che quel cupo catechismo era diventato la sua fede e la sua legge.

“Allora Sònja, finalmente capii,” proseguí Raskòlnikov in tono esaltato, “che il potere spetta solo a chi osa chinarsi per raccoglierlo. C’è una cosa sola da fare: osare! E allora mi venne un’idea, per la prima volta in vita mia, un’idea che nessuno mai aveva avuto prima di me! Nessuno! A un tratto, vidi chiaro come il sole che nessuno, finora, passando accanto a tante assurdità, aveva osato né osava prendere tutto bellamente per la coda e mandarlo a quel paese! Io... io ho voluto osare, e ho ucciso.... Volevo soltanto osare, Sònja; eccola qui, tutta la verità!”

F. M. Dostoevskij, Delitto e castigo

 

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