lunedì 16 febbraio 2009

Caravaggio a Milano

 
La Pinacoteca di Brera ospita quattro opere di Caravaggio fino alla fine di Marzo..eccone due che mi hanno lasciato particolarmente senza fiato..entrambe raffiguranti La Cena di Emmaus...
 

 
Quest' opera esposta a Londra è stata riconosciuta come quella commissionata da Ciriaco Mattei il 7 gennaio 1602. Rappresenta il culmine dell'azione dell'episodio descritto nel Vangelo, Luca (24:13-32), due discepoli di Cristo Cleofa a sinistra e Pietro a destra, riconoscono il Cristo risorto, che si era presentato loro come un viandante e che avevano invitato a cena, nel momento in cui compie il gesto della benedizione del pane.
I due discepoli mostrano stupore, Cleofa si alza dalla sedia e mostra in primo piano il gomito piegato; Pietro vestito da pellegrino con la conchiglia sul petto, allarga le braccia con un gesto che mima simbolicamente la croce, e unisce la zona in ombra con quella dove cade la luce; anche il braccio di Cristo, proteso in avanti, dipinto in scorcio, da l'impressione di profondità spaziale; il quarto personaggio, l'oste, mostra uno stupore senza consapevolezza, non coglie il significato dell'episodio cui sta assistendo; il discepolo posto di spalle, infine, funge da espediente per coinvolgere più direttamente lo spettatore nella scena.
Come nella tradizione della pittura veneta e lombarda, Caravaggio da risalto al brano di natura morta sul tavolo, con i vari oggetti descritti con grande virtuosismo, unendo ancora una volta realismo e simbolismo in un linguaggio unico.
La brocca di vetro e il bicchiere riflettono la luce, il pollo con le gambe stecchite è stato interpretato come simbolo della morte, anche se non tutti gli esperti di iconografia concordano, la canestra di frutta, soggetto analogo ad un altro celebre dipinto del Merisi, che pende pericolosamente sul bordo del tavolo, contiene diversi frutti, dipinti magistralmente con le loro imperfezioni. Anche nella frutta si possono trovare significati teologici: l'uva nera indica la morte, l'uva bianca la resurrezione, le melagrane sono simboli di cristo, i pomi possono essere intesi come frutti di Grazia o riportare al significato del peccato, infine l'ombra della canestra crea sul tavolo l'immagine del pesce, altro segno cristologico. Anche in quest'opera la luce divina, che illumina uno spazio in penombra è determinante per gli effetti pittorici e cromatici.
 

 
Questa seconda opera invece fu realizzata da Caravaggio a Palestrina o a Zagarolo, feudi dei suoi protettori Colonna, subito dopo essere scappato da Roma per l'assassinio di Ranuccio Tommasoni. Il rimando immediato è alla tela col medesimo soggetto del 1601 e conservata a Londra; ma mentre nella prima c'era più luce e la composizione era più complessa, qui la scena è estremamente semplice e scura, con pochi oggetti sul tavolo che creano profonde ombre. Il Cristo non ha più nulla a che vedere con quello androgino di Londra: qui è un uomo stanco, col viso profondamente segnato dal dolore e dalle fatiche. Con quest'opera, Caravaggio inaugura quello che sarà l'ultimo periodo della sua vita, caratterizzato dalla notevole riduzione dei personaggi che sembrano quasi ritirarsi a favore dello spazio, e dalla progressiva drammatizzazione della luce, non più potente come negli anni romani, ma più scura, o tragicamente guizzante.
 

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