venerdì 29 maggio 2009

Misteri italiani


ROMA - Settecento pagine per proporre una nuova lettura del più controverso tra i misteri d'Italia: l'inchiesta di un giornalista riapre la questione della strage di Piazza Fontana. Il quadro che ne esce è il seguente.

Alla Bna, quel 12 dicembre 1969, non c'era una sola bomba, ma due. Una piazzata dagli anarchici, presumibilmente da Pietro Valpreda, con un timer tarato per farla esplodere dopo la chiusura della banca, perché l'obiettivo era quello di un'azione dimostrativa che non doveva fare vittime; ed è questa la bomba che conosciamo da quattro decenni. L'altra, molto più potente, era realizzata con esplosivo di diversa origine e fu occultata dentro una borsa sportiva nera dai neofascisti di Ordine Nuovo, che sapevano dell'azione degli anarchici e decisero di renderla mortale. Fu questa seconda bomba che, esplodendo anticipatamente, con un meccanismo a miccia, determinò la strage che il ballerino anarchico non voleva né poteva realizzare.

Due borse, due bombe, dunque. E una regia che per anni ha occultato la realtà per coprire i veri responsabili della strage. E' questa la tesi di fondo dell'ampia inchiesta 'Il segreto di Piazza Fontana', scritta dal giornalista dell'ANSA Paolo Cucchiarelli ed edita da Ponte alle Grazie, che da domani sarà nelle librerie. Una vera e propria indagine che presenta una serie di novità in parte scartate, in parte mai prese in considerazione dalla magistratura, oppure non valutate nella luce in cui le pone il libro.

Cucchiarelli racconta che i neofascisti di Ordine Nuovo (ma non solo loro), infiltratisi tra gli anarchici e nei gruppi marxisti-leninisti a Roma e Milano già dal '68, idearono la strage-trappola per cercare di provocare una 'strettà del sistema democratico. Principale obiettivo politico di tutta l'operazione era Aldo Moro, che nel novembre del 1968 aveva varato la "strategia dell'attenzione" al Pci, a cui si rispose con la "strategia della tensione" a suon di bombe. Il progetto neofascista voleva far ricadere tutta la colpa della strage sugli anarchici e sull'editore di sinistra Giangiacomo Feltrinelli, a cui facevano capo diversi gruppi, tra cui quello neo anarchico dei coniugi milanesi Corradini e Vincileone.

Le novità asserite dal libro sono molte. Tra le altre, il fatto che il 12 dicembre '69 , come confermarono proprio gli anarchici nella loro conferenza stampa del 17 dicembre, oltre a quelle di Piazza Fontana c'erano a Milano altre due bombe pronte a scoppiare: una vicino ad un grande magazzino, l'altra presso una caserma. Anche in quei casi gli anarchici non volevano provocare vittime. Ma l'inchiesta ipotizza che anche queste altre due bombe dovevano essere "raddoppiate" dai neofascisti per farle esplodere in anticipo e provocare altre stragi. La stessa cosa fu infatti realizzata anche a Roma alla Bnl (altra novità del libro) e si tentò di fare, non riuscendovi, all'Altare della Patria. Pino Pinelli, ferroviere anarchico, da tempo sull'avviso delle manovre in atto da parte di settori degli apparati dello Stato, intuì la trappola e nel pomeriggio del 12 dicembre cercò in ogni modo di evitare che scattasse. Ma non ci riuscì. Pinelli, in questura, si vide attribuire la responsabilità delle altre due bombe del 12 dicembre, che si volevano collegare alla strage. Da ciò un duro alterco, al quale seguì la caduta dell'anarchico, di spalle, dalla finestra della stanza dove si svolgeva l'interrogatorio.

Durante l'interrogatorio, Pinelli ebbe la prova che nel gruppo anarchico c'era almeno un infiltrato neofascista, anche lui ferroviere, che gravitava tra Roma e Milano. Una parte dell'inchiesta di Cucchiarelli è dedicata alla identificazione del particolare tipo di plastico che sarebbe stato usato dai neofascisti: proveniva dalle reti degli Nds, contigue a Gladio e collegate agli ustascia tramite gli americani e la Nato.

Incrociando i dati della inchiesta con i risultati dell'ultimo processo, il libro evidenzia che le bombe in mano a Ordine Nuovo alla vigilia della strage erano proprio quelle destinate al 'raddoppio' delle bombe anarchiche. Il libro-inchiesta è corredato da una perizia del generale Fernando Termentini, che accredita l'utilizzo di 'accenditori' speciali, che permisero ai neofascisti di anticipare lo scoppio, causando così la strage.

(Fonte ANSA.it)
 

 
Peccato che Cucchiarelli, per sua stessa ammissione, non abbia prove per supportare le sue tesi.. e peccato che questo libro getti nuove ombre, dopo che Napolitano nel suo discorso aveva sottolineato, in tono commosso, la necessità di "ridare e riaffermare l'onore di Pinelli", di "rompere il silenzio" sulla sua vicenda; perché proprio lui, l'anarchico sospettato ingiustamente di essere coinvolto nell'attentato di Piazza Fontana, "fu vittima due volte", prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un'improvvisa, assurda fine.
 
Per saperne di più:
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