domenica 3 gennaio 2010

Welcome

Le parole di Paolo Mereghetti si adattano completamente a quello che penso e sono perfette...non avrei saputo aggiungere niente, per questo riporto quasi interamente la sua critica al film...



"[...]La vera forza del film sta da quella di un uomo che di fronte all' odissea di un diciassettenne curdo scopre dentro di sé un' umanità e una moralità che fino ad allora aveva come cancellato.[...] Il film finisce per lasciare più spazio al rapporto «privato» tra l' uomo e il ragazzo (e tra l' uomo e la sua ex moglie) che alla semplice descrizione dei meccanismi polizieschi o legali che si abbattono sui disperati in cerca di attraversare la Manica. Una scelta che si rivela vincente, perché in questo modo il film evita la facile predica moralistica sull' inospitalità dei Paesi ricchi e chiede per prima cosa allo spettatore di appassionarsi ai percorsi umani di due individui soli di fronte al loro bisogno d' amore: Bilal alla disperata ricerca di un mezzo per raggiungere la ragazza che lo ama (e che il padre vuole sposare a un ricco cugino), Simon alla scoperta di un' umanità che forse non pensava di aver mai avuto («lui ha attraversato l' Europa per inseguire l' amore e io non ho saputo nemmeno attraversare una strada per fermare mia moglie che se ne andava»).



Calais, il razzismo delle persone, l' insensibilità delle istituzioni, la durezza della repressione, l' inumanità della legge diventano così la cassa di risonanza dentro cui prende forza e si spiega il dramma privato. Una tela di fondo che Lioret filma in un CinemaScope freddo e incombente (firmato da Laurent Daillaud), che finisce per schiacciare ancora di più i personaggi dentro una natura sempre più inospitale, fatta a volte di acqua e di sabbia e a volte di moli e di case. Dove lo spazio incombe come il rumore (grazie anche a una colonna sonora di grande suggestione, dovuta a Philippe Mertens) e dove l' abbandono può diventare ostilità e freddezza oppure riscoperta dei valori più veri e profondi dell' umanità.



Che il film di Lioret sa raccontare con passione e partecipazione, senza dimenticare le responsabilità politiche (la breve immagine televisiva di Sarkozy con le sue «rivendicazioni», quella grigia e per niente patriottica della bandiera inglese sulla motovedetta che dà la caccia a Bilal) ma anche senza nascondere che un futuro migliore può nascere solo dalla presa di responsabilità dei singoli."

(Paolo Mereghetti da Il Corriere della Sera, 10 dicembre 2009)

 

Nessun commento: