martedì 8 giugno 2010

signori, ecco a voi La corte!



Purtroppo i grandi corteggiamenti di una volta, che duravano mesi o addirittura anni, non ci sono più da molto tempo, e non solo gli approcci sentimentali si sono conformati a un modo di vivere sempre più veloce e frenetico, che consuma tutto in fretta e non ha tempo da perdere, ma, nemmeno il cinema, nemmeno i film, ormai, mostrano grandi storie d’amore nate da faticosi corteggiamenti, puntando, semmai, su storie d’amore scaturite da colpi di fulmine immediati. Forse è proprio questo ridurre e anticipare i tempi per ogni cosa che ci rende infelici, non facendoci assaporare le piccole illusorie vicinanze all'oggetto amato. Non che io mi vanti di essere una grande corteggiatrice (e tanto meno ho saputo farmi corteggiare fino ad ora), ma trovo un non so che di miracoloso nel vedere come la nostra inventiva possa trovare linfa vitale nel sentimento d'amore...


E siccome ora mi sono venuti in mente i tormentati anni del liceo ed il nostro continuo approcciare alla vita attraverso i classici...questo è solo uno dei tanti brani che mi sono portata dietro per tanto tempo:

Sentire come in te si agitino forze meravigliose, di volta in volta sfolgoranti e malinconiche, e sapere al tempo stesso che coloro a cui va ogni tuo desiderio, chiusi in una serena inaccessibilità, saranno sempre irraggiungibili, com'è doloroso tutto questo. Ma sebbene fosse solo, abbandonato da tutti e senza speranza davanti a una finestra chiusa dalla quale, nel suo tormento, fingeva di poter vedere, Tonio era felice. Perchè allora viveva il suo cuore. Pieno di calore e di tristezza batteva per te, Ingeborg Holm, e la sua anima abbracciava la tua piccola personalità bionda, splendente e così arrogantemente banale e si annullava beatamente in essa.
Più di una volta si nascose col volto in fiamme in angoli deserti dove musica, profumo di fiori, tintinnìo di bicchieri giungevano solo attutiti, cercando di riconoscere nel lontano brusìo della festa il timbro vibrante della tua voce, e soffriva per te, ed era felice. Più di una volta lo umiliò il pensiero che con Magdalena Vermehren, quella che cadeva sempre, poteva parlare e che lei lo capiva e che rideva con lui, ed era seria quando lui era serio, mentre la bionda Inge, anche se le era seduto vicino, gli sembrava sempre lontana, e estranea e stupita di ogni sua parola, perchè la lingua che lui parlava non era la sua lingua; e tuttavia era felice. Perchè la felicità, come si diceva, non è essere amati; questo è solo un appagamento della vanità misto a noia. La felicità è amare, e carpire, a poco a poco, piccole illusorie vicinanze all'oggetto amato. Ed egli annotò questo pensierò dentro di sè, e lo esplorò fino in fondo, saggiandone col sentimento ogni radice.

(Thomas Mann, Tonio Kröger)

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