Motel Woodstock è tratto dall'autobiografia dello stesso Elliot Tiber, che negli anni successivi al concerto si è fatto strada nell'ambito della letteratura e della sceneggiatura. La sua vicenda, già ampiamente romanzata nel libro (almeno a detta di molti 'testimoni' dell'epoca), appare ora sul grande schermo dipinta dalle abili mani di Lee, che alterna momenti di commediola quasi frivola alla That '70s Show ad altri decisamente più introspettivi: il tutto mediato dall'evento corale che si va svolgendo, che tuttavia appare sfumato come in una sorta di sogno lisergico. Del concerto vero e proprio, difatti, nel film non v'è traccia. Tutto ciò è causato, in parte, dal fatto che lo stesso protagonista della vicenda non abbia presenziato al concerto, impegnato com'era con l'organizzazione e la gestione dell'albergo, e dato anche il fatto che l'unico giorno in cui si era liberato dagli impegni per assistervi abbia invece preferito mischiarsi alla folla di hippie sulla strada, vivendo il proprio happening personale, la propria liberazione interiore, gustando la libertà a due passi da casa propria. Ma la mancanza del concerto vero e proprio è anche una scelta, da parte del regista, che decide di concentrarsi sul significato della manifestazione, più che sul contenuto.
La pellicola si avvale di un cast eccezionale, con attori come Henry Goodman e Imelda Staunton, che sono i fantastici genitori di Elliot, Emile Hirsch, che interpreta un ragazzo reduce dal Vietnam, gli strampalati attori della compagnia teatrale che vive nel fienile di El Monaco, e Vilma, un travestito ex-marine, a cui dà volto il muscoloso Liev Schreiber. Ognuno fa la sua parte magnificamente, proiettandoci l’idea e la realtà di un ambiente del tutto sconosciuto alla nostra generazione, fatto di droghe allucinogene, trip mentali, sogni, speranze e tanta voglia di ribellione, ci catapulta al centro di un evento generazionale che cambierà la cultura popolare per sempre, ci mostra il ’69 di Woodstock.
Personalmente ho apprezzato tantissimo questa piccola storia familiare all'interno di un contesto che da sempre mi ha affascinato, come il più grande concerto-raduno di tutti i tempi.
La musica è di sottofondo ma sempre presente...Il percorso di crescita del protagonista, il cambiamento di tutti gli elementi coinvolti nella vicenda sono arrivati decisamente a commuovermi. Per assurdo questo cambiamento coincide con quello che poi sarà il punto più alto da cui inizierà la decadenza del movimento di contestazione giovanile.
I personaggi meglio riusciti sono proprio i genitori del protagonista e la travestita Vilma, che dà una notevole sicurezza all'equilibrio casalingo...Da notare poi Emile Hirsch (già visto come protagonista di Into the wild), nei panni dell'amico reduce dal Vietnam. Forse il personaggio che meno appassiona è proprio il protagonista, per cui sono riuscita a provare solo una tiepida simpatia...
Ecco alcuni siti dove approfondire:
Festival di Woodstock
Il Cinemaniaco
Everyeye.it
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