Quando ero al liceo passai tutti gli anni in una delle classi più difficili e problematiche della scuola. Non solo eravamo degli adolescenti inquieti e ribelli, ma ci si mettevano dei professori che, con le loro stupide teorie, ci confondevano ancora di più le idee... Di certo non passavamo i pomeriggi chini sui libri... ma neanche riuscivamo a godercela... La mia classe era la H, ma tutti ambivamo ad andare nella E, dove la professoressa di greco, una simpatica donnina attempata, diceva ai suoi studenti: "Copiate, copiate, perchè copiare aiuta lo spirito di collaborazione! E poi io nemmeno vi vedo..." Tentammo di andare nella E e invece, data la mole di richieste, ci trasferirono nella terribile G. Così decidemmo di rimanere nella H. Alla maturità arrivammo spremuti e stressati. Nemmeno un 60. Il nostro professore d'italiano, membro interno, non fece assolutamente nulla per mediare con gli altri professori della commissione e alzarci i voti. Anzi, agli orali lo vidi addirittura nel tentativo di boicottare una mia compagna, che aveva portato un libro da lui sconsigliato, in quanto filomarxista (n.b. L'Isola di Arturo della Morante). Nella E invece i 60 fioccavano. Non solo si erano fatti in completa rilassatezza gli anni del liceo, ma venivano pure premiati.
Anche da questo bisognerebbe trarre un insegnamento, vero?