martedì 7 ottobre 2008
La Mia PRiMAVeRA di PRaGA
Quarant'anni fa la Primavera di Praga: il Piccolo Teatro Studio di Milano ha celebrato quell'evento con uno spettacolo ieri 6 ottobre. Jitka Frantova, attrice praghese e moglie di Jiri Pelikan, diretta da Daniele Salvo, ha raccontato la sua primavera attraverso la lente della memoria personale. Emerge cosi' un'epoca che non dovrebbe essere dimenticata, la storia di due testimoni che incrociarono i loro destini umani e civili in anni cruciali per il futuro dell'Europa.
La primavera di Praga era iniziata molto presto, in gennaio, quando il segretario del Partito Comunista Cecoslovacco al potere, Novotný, un supersite dell'era staliniana, fu sostituito da Dubček, esponente della dissidenza interna e favorevole ad una progressiva liberalizzazione del regime (pluralità dei partiti, libertà di stampa, di opinione e di associazione). Riassumeva il senso del suo revisionismo nella formula di un socialismo dal volto umano, un tentativo di conciliare ciò che di buono vi è nella tradizione marxista (la giustizia economica) con il rispetto delle minime libertà individuali (i diritti naturali, proprietà privata esclusa). Timorosi che questo processo di liberalizzazione politica si estendesse agli altri paesi del blocco sovietico (la Romania di Ceauşescu era già fra i dissidenti, per non dire della Jugoslavia di Tito, ormai persa, su posizioni neutraliste), le truppe dell'URSS e di 4 Stati del Patto di Varsavia (Germania Est, Polonia, Ungheria, Bulgaria) invasero il paese, occuparono Praga, arrestarono Dubček, misero al suo posto un governo fantoccio filosovietico ed iniziarono la normalizzazione, ossia la caccia ai cosiddetti elementi antisovietici, antisocialisti, o meglio nazionalisti borghesi.
Il fatto è che né Dubček, né Palach, né altri compagni italiani con loro solidali, erano elementi antisocialisti o nazionalisti borghesi; erano, per l'appunto compagni (più o meno filosovietici), ossia credevano grosso modo nelle stesse cose in cui credevano i giovani carristi dell'Armata Rossa. Il che trasforma l'invasione di Praga in una planetaria guerra civile interna alla sinistra, con effetti devastanti nella coscienza di chi, allora, ci credeva. E quei giovani carristi erano palesemente imbarazzati, addirittura spesso piangevano anche loro mentre spingevano il carro armato in mezzo ad una folla immensa, pacifica e palesemente popolare. Piangevano tutti, aggressori ed aggrediti e la folla saliva fin sopra, fin dentro al carro armato per spiegare che non era possibile, era un equivoco, perché avevano tutti gli stessi ideali.
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